Riflessione sul Marketing 2.0

24 10 2009

Riporto qui una riflessione inviata ad uno dei miei professori.. Spero interessi a qualcuno. Riguarda il “marketing 2.0”, un accenno sul suo valore etico e sulla sua correttezza. Giusto un accenno, appunto. Una breve riflessione, un pensiero. Enjoy it! =)

Buongiorno Prof,
allego a questa mail l’url della campagna di cui le parlavo, The Fun Theory (http://thefuntheory.com/). Si tratta di una campagna della VW realizzata con divertenti ed intelligenti azioni di interaction design che apprezzerà di sicuro, un misto di creatività e ironia, due armi assolutamente vincenti.
Riprendendo il discorso di ieri, la mia riflessione “etica” si basava sul come sempre più aziende (grandi aziende) creino valore attorno a sè con azioni che non riguardano il prodotto  da loro proposto ma toccano concetti, valori, ideali più grandi. Ora, mi chiedevo: e se queste azioni non servissero ad altro che distrarre ed ingannare il cliente? Ripescando un pensiero del pubblicitario Testa che diceva: “Quando una marca propone cieli azzurri e prati verdi, probabilmente ha delle gravi responsabilità in campo ambientale”, magari anche la VW ha le mani poco pulite, ed in realtà nei suoi stabilimenti non ci si diverte granchè..
Ma a pensarci bene è una riflessione a corto raggio, il marketing è da sempre servito (anche) a questo. Mi piace pensare che ora, vista la possibilità molto più alta di circolazione delle info e distribuzione delle notizie, un po’ tutti ci si comporti meglio. Vige il paradigma “non importa ciò che dici, ma ciò che fai”. Anche per questo si sostiene da più parti che il vecchio marketing sia ormai morto, a favore di un consumatore evolutosi in utente e sempre più istruito. Speriamo.

Ora vado, spero di poter scrivere quanto prima il “brief” assegnato ieri.

Che dite?





Let’go Festival! Pt1

20 10 2009

Comincio qua una serie di post dedicati al Festival della Creatività di Firenze. Negli aggiornamenti precedenti ho già scritto quanto sia stata positiva e divertente questa esperienza. Il timore iniziale di un Festival sottotono rispetto alle edizioni precedenti è svanito rapidamente, sostituito da una grande sorpresa nel vedere una miriade di iniziative, invenzioni, attività, proposte. Un turbinio continuo di idee, stand, persone e argomenti vari.
La mia permanenza si è divisa in due parti, diurna e notturna. Culturale e seria la prima, l’esatto contrario la seconda.
Approfondiamo la prima.

Nel corso del Festival ho fatto un po’ di tutto:

visitato stand;
visto immagini e progetti delle maggiori città europee e non;
ammirato opere di designer e grafici incontenibili;
letto testi di autori graffianti;
partecipato a seminari;
partecipato a workshop;
partecipato a convegni;
preso appunti;
conosciuto l’Invertising;
approfondito l’Advertainment;
riso con Quique the head;
parlato con Andrea Genovese;
parlato con un Ninja del Ninja Marketing;
conosciuto Shiseido Comic;
capito le nuove esigenze delle società di comunicazione;
intuito sbocchi interessanti nel futuro per agenzie e società di comunicazione;
intuito le possibilità di divenire un evangelizzatore;
annusato la necessità di presidiare gli spazi sociali sul Web;
capito che è ora di formarsi e vendersi;
parlato con uno degli organizzatori della BTO ed intuito nuove possibilità;
visto un sacco di libri interessanti;
comprato un sacco di libri interessanti;
incontrato creativi;
incontrato creatori di centri creativi;
incontrato grafici creativi;
capito l’esigenza di darsi da fare;
compreso l’importana della comunicazione sociale;
parlato al microfono;
tessuto le lodi della comunicazione;
conosciuto l’iniziativa Mettiamoci La Testa;
cominciato il passaggio dal Marketing al Societing;
preso voglia di provare il Tcho;
preso voglia di capire chi ci sia dietro Zack The Blogger e come funzioni;
preso fiducia.

Per quanto riguardala la parte notturna, ho:

apprezzato i Rinocerose;
apprezzato gli Hot Chip;
apprezzato i Mouse on Mars;

ascoltato un sacco di musica elettronica;
assaggiato una birra belga, scura, di 8 gradi:
asaggiato una birra belga, chiara, di 6,4 gradi;
asaggiato una birra belga, rossa, di non mi ricordo gradi;
assaggiato una squisita specialità toscana;
conosciuto personaggi e personaggie varie;
ballato;
fatto foto;

fatto qualcos’altro.

Prima parte più ricca della prima, dunque, ma meno intensa.

Complimenti agli organizzatori. Approfondirò poi il tutto.

ps: img by http://blog.veroxbrain.com/





Quale futuro per Twitter ed i social network?

25 08 2009

Logo twitter

Riguardo gli ormai celebri social network..

In tanti in Italia ed Europa ora prestano molta attenzione a Twitter, social network basato sullo scambio di brevi messaggi da 140 caratteri.

Cos’è Twitter? La definizione che appariva sulla sua homepage sino a poche settimane fa parlava abbastanza chiaro:

Twitter è un servizio per amici, famiglia e colleghi di lavoro, grazie al quale comunicare e rimanere connessi attraverso lo scambio di rapidi, frequenti risposte ad una semplice domanda: Cosa stai facendo?

Semplice, no? Oggi la homepage, rivisitata e ridefinita, riporta una frase più sintetica:

Condividi e scopri cosa sta succedendo proprio adesso, dovunque nel mondo.

Una frase che denota una certa forza e ambizione, dovuta alla crescente popolarità di Twitter: nell’ultimo anno nel mercato americano il sito ha registrato una crescita del 3712% (!!!). Solo nel corso del mese di Aprile, gli iscritti al network sono passati da 17 a 32 milioni. Numeri più che da capogiro.

Ma.. resta una domanda: chi paga per il social networking? Twitter al momento non possiede un modello di business sostenibile, sostanzialmente non ha introiti. A proposito, sul numero 132 de “Il Gabbiano”, mensile delle Poste Italiane (!!), uno studio elaborato dall’istituzione Deloitte Research comunica come anche i siti più popolari sarebbero a rischio fallimento già dai prossimi mesi, viste le ingenti spese sostenute per i server e la connettività necessari alle attività degli utenti (soprattutto quelle che coinvolgono materiale “ingombrante” come foto e video), mentre i ricavi si limitano a pochi centesimi di dollaro per utente nel caso di Facebook e MySpace che vendono spazi pubblicitari, o addirittura sono per ora del tutto inesistenti, come nel caso dell’ultimo arrivato Twitter.

L’articolo prevede come, già dai prossimi mesi, i siti di social networking cercheranno di differenziare le fonti di ricavo, affiancando l’e-commerce alla pubblicità. Si profila inoltre la possibilità che alcuni servizi ora gratuiti, come la pubblicazione di video, diventeranno a pagamento. Ipotesi scongiurata da tutti che potrebbe comunque non bastare: in tal caso si aprirebbero le porte per una vendita dei siti più appetibili a colossi quali Microsoft e Google (il recente acquisto di Friendfeed da parte di Facebook è un esempio lampante).

Dunque, Twitter ed altri social network.. Move on!